Ho cominciato la pratica dello zen qualche mese prima di scoprire il Taiji stile Chen. Era l’anno 1995. Già allora ero consapevole dei legami tra lo zen e lo sport. Nella cultura orientale le arti per mezzo delle quali gli uomini cercano di ritornare all’esperienza originaria sono innumerevoli. Ancora più in generale è lo sport che può essere inteso come possibilità di accedere, alla pari di tutte le altre arti, all’Assoluto (o Dao, o Natura di Buddha, etc.).
Nello zen si diviene uno con il respiro, uno con quello che si sta facendo ed è questo il mezzo per accedere alla Realtà o all’ Assoluto. In termini occidentali si potrebbe parlare di “stato di grazia”. Recentemente cominciano ad effettuarsi studi scientifici su questo stato. Il Taijiquan, tra queste arti, ha sicuramente un ruolo importante. E’ una pratica che consente, in modo semplice e diretto, di realizzare questa condizione.
Certamente la tecnica e i dettagli della pratica sono importanti, ma è ancora più determinante praticare in accordo al principio che: “La vera arte non ha scopo, non ha alcuna intenzione” .
Praticare il Taiji secondo lo Zen allora “consiste nel praticare un’arte in cui si realizzi che il corpo non esiste, che noi non siamo il corpo che fa certi movimenti, che pur praticando una forma, siamo completamente distaccati da essa. Ci applichiamo alla forma, prestiamo attenzione al respiro e poi noi stessi diventiamo vuoto e uno con l’universo. Questo avviene nel “tai-chi”: l’assoluto supremo ”. (Maestro Zen Engaku Taino)
NB Organizzeremo a Lodi degli incontri periodici di introduzione.