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Dal Taiji una visione per la vita di tutti i giorni

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Il Maestro Chen Bing durante la pandemia iniziò a tenere delle dirette settimanali sul social cinese Douyin, in cui oltre a tenere delle mini lezioni sul Taiji Chen rispondeva alle domande dei partecipanti oppure prendeva spunto dal luogo in cui si trovava per insegnare Taiji. Qualche volta ci siamo ritrovati anche noi praticanti in questi incontri, che tuttora continuano, con cadenza settimanale.
Da qualche tempo vengono pubblicate delle sintesi (in cinese), a cura dei suoi allievi cinesi, di quanto discusso.
Nell’incontro dell’undici di marzo 2025 il Maestro ha parlato di come il Taiji possa rappresentare un nuovo modo di pensare e vivere la vita di tutti i giorni.
Nella prima parte che segue riporto la traduzione dal cinese tramite AI, con qualche mio aggiustamento, dell’articolo originale:
http://www.chenjiagou.net/forum.php?mod=viewthread&tid=18999

I parte (sintesi di Zheng Bin e Wang Ying del discorso del Maestro Chen Bing)

11 marzo, durante una diretta su Douyin, qualcuno ha posto al Maestro una domanda riguardo al fenomeno per cui il Taiji, nelle esibizioni e nelle competizioni, si sta gradualmente trasformando in una forma che assomiglia di più alla ginnastica o alla danza. Dopo un attimo di riflessione, il Maestro ha parlato con chiarezza:

“Alcuni hanno un eccesso di distinzione (voler discriminare), tanto da disprezzare chi pratica il tradizionale se loro stessi praticano il moderno, e viceversa; chi predilige il push hands (la pratica della spinta delle mani o tuishou) disdegna chi si dedica alle forme, mentre chi si concentra sulle forme non dà valore a chi preferisce le tecniche marziali. Questo atteggiamento non rispecchia l’inclusività del Taiji, né il suo equilibrio tra vuoto e pienezza – dove nel vuoto si cela la pienezza e nella pienezza il vuoto. Noi riconosciamo le qualità e le carenze senza discuterle apertamente; apprendiamo dai punti di forza cercando di evitare le debolezze. Penso che solo in questo modo si possa davvero definire il Taiji. Conoscere le virtù e i limiti, senza giudicarli, ma imparando dai punti di forza per colmare le carenze.”

La risposta del Maestro supera di gran lunga una mera analisi formale del Taiji: è come una chiave che apre la porta profonda della filosofia della vita, illuminando in un istante la mia nuova comprensione del Taiji e, più in generale, dell’intera esistenza.


Il Taiji come Via di Armonia

Il Taiji, in sostanza, è una via armoniosa che integra forza e morbidezza, e in cui il vuoto e la pienezza si generano reciprocamente. Tuttavia, nell’attuale mondo del Taiji, si diffondono vari pregiudizi: il tradizionale e il moderno si disprezzano a vicenda, così come il push hands e le forme, o le forme e le competizioni. Tali pregiudizi rappresentano una grave deviazione dallo spirito fondamentale del Taiji, che è proprio l’inclusività. Il concetto di vuoto e pienezza, infatti, simboleggia un atteggiamento di accoglienza e fusione, una capacità di abbracciare la diversità in tutta la sua vastità.


Riflessioni sulla Vita Quotidiana

La filosofia del Taiji ci insegna ad affrontare le differenze tra le persone con un cuore aperto. Ognuno di noi possiede il proprio unico “Taiji”. Alcuni sono appassionati della vita moderna, rapida e dinamica, beneficiando della comodità e dell’efficienza della tecnologia; altri, invece, preferiscono la tranquillità e la semplicità della vita tradizionale, immergendosi nell’atmosfera della cultura antica. C’è chi si dedica intensamente alla ricerca teorica, illuminando il cammino della conoscenza con la scintilla dell’intelligenza, e chi invece eccelle nella pratica, ottenendo successo grazie al coraggio e all’azione. Proprio come le diverse scuole del Taiji, sebbene gli stili siano differenti, ciascuno rappresenta un tassello indispensabile della cultura del Taiji. Non dobbiamo permettere che tali differenze ci portino a sminuirci o a escluderci reciprocamente, ma piuttosto imparare ad apprezzare e accogliere la bellezza di una convivenza diversificata.


Il Valore della modestia 谦虚” (qiānxū)

La modestia (intesa come assenza di arroganza) è un’altra preziosa lezione di vita offerta dal Taiji. Conoscere i punti di forza e le debolezze altrui, senza giudicarli frettolosamente, è una virtù rara. Se nella vita siamo troppo pronti a criticare, rischiamo di ignorare il fatto che in ogni persona coesistono pregi e difetti. Le persone veramente sagge, proprio come chi ha compreso a fondo l’essenza del Taiji, apprendono silenziosamente dai pregi altrui, colmando continuamente le proprie lacune. Ad esempio, nell’ambiente lavorativo, i metodi dei colleghi possono variare: concentrarsi esclusivamente sulle carenze altrui non solo crea tensioni, ma ostacola anche il nostro progresso. Al contrario, se siamo disposti a imparare le tecniche di lavoro più efficaci degli altri e ad applicarle per migliorare il nostro operato, potremo crescere insieme.


L’Essenza dello Studio del Taiji

Studiare il Taiji non significa semplicemente imparare alcuni movimenti, ma soprattutto comprendere la profonda filosofia di vita che esso racchiude. Adottiamo l’inclusività del Taiji per accogliere la diversità e le molteplici sfumature della vita; e l’assenza di arroganza del Taiji per perfezionarci costantemente. Lungo il percorso della vita, integrando sapientemente i punti di forza di ciascuno e evitando le nostre debolezze, attingendo a ogni esperienza e a ogni persona, possiamo continuamente migliorarci. Seguendo l’insegnamento del Taiji sull’inclusività e l’assenza di arroganza, non ci aggrappiamo rigidamente al giusto o allo sbagliato, ma ci apriamo a riconoscere i pregi degli altri, imparando e accettando. In questo modo, come il Taiji che usa la morbidezza per superare la forza, potremo procedere in armonia e percorrere il nostro cammino con successo.

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II Parte

Quello che il Maestro Chen Bing dice su una mente che non discrimina (insegnamento comune anche nello Zen) mi ha fatto pensare ad un brano dell’intervista al Maestro Chen Xiaoxing riportata nel bel libro di David Gaffney e Davidine Sim (Chen Taijiquan Masters & Methods), con il detto: “Nan de hu tu“.

Il detto dello studioso e calligrafo Zheng Banqiao “Nan de hu tu” letteralmente significa: “non è facile fare lo sciocco”, ma si potrebbe intendere anche: “A volte è saggio non vedere le cose troppo chiaramente”. Non serve ostinarsi a dimostrare la propria ragione, è meglio, a volte, sorvolare per risolvere le situazioni conflittuali.
Questi insegnamenti appariranno semplici, probabilmente anche troppo semplici per noi italiani abituati ai bizantinismi tipici della nostra cultura, ma rappresentano, secondo me, una visione profonda che il Daoismo ci restituisce, importanti in un epoca di crisi e di individualismi esasperati come quella attuale.
Il Daoismo già migliaia di anni fa, insisteva sull’interdipendenza di ogni cosa, vivente e non. Nel ‘900 questa interdipendenza è diventata centrale anche per il pensiero scientifico ed ha una centrale importanza in tanti problemi attuali, come il cambiamento climatico dovuto all’azione umana. Ignorare l’interdipendenza, discriminare, negare la complementarietà, sono posizioni che, oltre che causare maggiore sofferenza a livello individuale e collettivo, allontanano la risoluzione di problemi.
Praticando Taiji si è più consapevoli di questi principi ad un livello pratico e non solo teorico, e questa consapevolezza poi può essere portata in azione. Come dice la Maestra zen Joan Halifax: Awareness in action!

Eugenio