(originariamente pubblicato sulla rivista Yama, dicembre 2012)
Da alcuni anni, grazie all’ospitalità di Yuri e Silvio, conduco un corso di Taijiquan (o Tai Chi Chuan) Chen ogni mercoledì nella palestra Yama-Karate di Milano. Il Taijiquan, che propongo con la mia associazione, è quello tradizionale della famiglia Chen, avendo come riferimento il Maestro Chen Bing, di cui sono discepolo.
Il Maestro Chen Bing, uno dei maggiori esponenti mondiali del Taijiquan tradizionale, ritorna ogni anno a Milano per tenere dei seminari, quest’anno le lezioni si sono tenute nel dojo della Yama dal 31 ottobre al 4 novembre.
Nel corso di queste lezioni, a cui hanno aderito partecipanti dall’Italia e da altri Paesi, si sono affrontati i vari aspetti del Taiji. Il Taiji è contraddistinto da molti elementi connessi ed interdipendenti ed è fondamentalmente una pratica olistica per nutrire la mente, il corpo e lo spirito.
Essenziale è l’allenamento della morbidezza e del rilassamento. La differenza principale rispetto ad altre pratiche è che nel Taiji si cerca un rilassamento all’interno del quale ci sia anche forza e apertura; in ogni posizione si cerca di rilassare e eliminare tensioni inutili, mantenendo allo stesso tempo le articolazioni aperte e piene di forza. Come si dice nei testi classici del Taiji: “rou zhong yu gang” o “nella morbidezza c’è la forza”.
Nella prima lezione il Maestro Chen Bing ha insegnato come radicarsi e centrarsi nel dantian (tanden in giapponese, considerato il centro energetico localizzato nell’addome/hara).
Assumendo la corretta postura, portando l’attenzione al dantian e al respiro, le gambe si radicano, la parte superiore diviene leggera e morbida, “radicati come una montagna, fluidi come l’acqua”.
Nei giorni successivi si è lavorato sulla sequenza tradizionale dello stile Chen e sulla sequenza della sciabola. La domenica abbiamo praticato gli esercizi a coppia del tuishou (spinta con le mani). Una volta che si è raggiunto un buon grado di rilassamento attraverso la pratica da soli, si lavora a contatto con altri praticanti per sviluppare l’abilità del sentire la forza dell’avversario, chiamata in cinese “ting jing”. Quando arriva la forza dell’avversario si cerca di accoglierla rilassando il corpo, non opponendo resistenza, ma seguendo la forza entrante per poi dissolverla. Il tuishou rappresenta una splendida applicazione dell’alternanza dello yin e dello yang alla base del Taijiquan.
La pratica del tuishou consente di allenare contemporaneamente la prontezza mentale e il rilassamento. Si sta concentrati sull’ascoltare la forza del partner rimanendo calmi e rilassati mentalmente. Il rilassamento mentale e fisico, infatti, sono collegati, se si è rilassati mentalmente è più facile rilassare il corpo.
In generale, nel Taiji si cerca di non usare la forza per difendersi, ma di usarla soltanto quando si attacca. Neutralizzare la forza dell’avversario è un po’ come l’arte della corrida.
Nel seminario della domenica si sono praticate tecniche di proiezione e di leve articolari all’interno delle sequenze del tuishou. E’ stata un’esperienza istruttiva e anche divertente per i partecipanti che hanno potuto verificare la grande abilità del Maestro unita ad una capacità didattica notevolissima e ad un carattere calmo e armonioso.